Ultimo aggiornamento: 24/02/2025, 12:29
I sarcofagi sommersi di San Pietro in Bevagna
Al largo di San Pietro in Bevagna (Manduria, TA), non lontano dalla foce del fiume Chidro, su un fondale prevalentemente sabbioso, a una profondità che varia dai 3 ai 6 metri circa, giace il carico di una nave di età romana

I sarcofagi sommersi di San Pietro in Bevagna: le vasche del re
Il sito archeologico
Al largo di San Pietro in Bevagna (Manduria, TA), non lontano dalla foce del fiume Chidro, su un fondale prevalentemente sabbioso, soggetto a frequenti insabbiamenti, e a una profondità che varia dai 3 ai 6 metri circa, giace il carico di una nave di età romana proveniente dal Mediterraneo orientale, affondata mentre costeggiava le coste pugliesi. Il sito, conosciuto sin dagli anni ’30 del XX secolo, si trova a circa 70 metri dalla riva e il carico superstite del relitto, esplorato per la prima volta nel 1964, si estende per circa mq. 148 ed è costituito da ventitré sarcofagi di marmo bianco di forme e dimensioni diverse, dal peso variabile dai 1.000 ai 6.000 chilogrammi, per un totale di circa 75 tonnellate. Successive indagini scientifiche sono state condotte da parte della Soprintendenza Archeologica della Puglia (Taranto), nel 1995, quindi dall’Istituto Centrale per il Restauro nel 2009, che realizzò un itinerario di visita subacqueo attrezzato con pannelli esplicativi in loco. Inoltre, tra il 2010 e il 2011, sono state compiute analisi mineralogico-petrografiche e isotopiche sui campioni di marmo presso il CNR-IBAM di Lecce, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia e l’Università del Salento.
Il carico e la sua provenienza
Da questi esami risulterebbe che il materiale costituente dei sarcofagi è il marmo bianco dolomitico, proveniente dalle cave di Vathy-Saliara sull’isola di Taso. I manufatti, al momento dell’imbarco, erano solo sbozzati, non finiti, e di varie dimensioni: alcuni rettangolari, altri a vasca con pareti brevi arrotondate (cosiddetto tipo a Lenòs) e con bugne sporgenti, che avrebbero potuto essere rifinite nel porto di destinazione, alla fine del viaggio, completando la decorazione con busti ritratto, teste leonine e altri elementi figurati, zoomorfi e fitomorfi. Per ottimizzare gli spazi durante il trasporto, tre sarcofagi di dimensioni ridotte erano stati inseriti all’interno di quelli più grandi, mentre tre esemplari risultano doppi, ossia con le due cavità affiancate e ricavate in un unico monolito, per essere separate, poi, una volta giunti a destinazione.
La nave e la sua flotta
Fino ad oggi non sono emersi elementi superstiti dello scafo ligneo. Tuttavia, si suppone che la nave di San Pietro in Bevagna potesse avere una lunghezza di circa 20-22 metri, per una larghezza di 5-6 metri, a giudicare dall’estensione del sito. In base alla tipologia dei sarcofagi e della ceramica rinvenuta, oltre che per analogia con il relitto di Methoni (Peloponneso, Grecia), dalle caratteristiche per molti versi confrontabili, la datazione proponibile per il naufragio sarebbe intorno alla prima metà del III secolo d.C. Si suppone che i manufatti lapidei fossero destinati a Roma e sarebbero stati sbarcati, in un primo scalo, nella Statio Marmorum (luogo di raccolta dei marmi) di Ostia; da qui, per via fluviale, a bordo delle naves Caudicariae (particolari tipi di imbarcazioni impiegate per il trasporto fluviale delle merci scaricate dalle navi commerciali marittime), avrebbero risalito il Tevere fino ai porti della Ripa Marmorata, presso la Statio Rationis Marmorum, vicino al Monte Testaccio, o a quello del Campo Marzio, dove operavano altre officine di marmorari.
Rotary Club Manduria
Il Rotary, fondato a Chicago II 23 febbraio del 1905 dall’avvocato Paul Harris, basa la propria filosofia sul “servire al di sopra di ogni interesse personale”, trasmettendola sul territorio con gli strumenti a propria disposizione e facendo della solidarietà e dell’amicizia i suoi valori cardine.
Il Rotary Club Manduria è stato fondato nel 1997 e fa parte del Distretto 2120- Puglia – Basilicata.
Il Rotary Club Manduria si propone, in questo momento di riscoperta dei cammini religiosi e storico-naturalistici, di far rivivere, almeno una piccola parte, dei complessi itinerari presenti in tutto il Salento.
